‘Qui possiamo connetterci profondamente
con le motivazioni che ci hanno portato sulla Terra
e imparare a distinguerle da tutti gli altri obiettivi
che non appartengono alla nostra consapevolezza originaria.’
Alfredo Cattabiani
Ogni periodo dell’anno facilita il contatto con determinati modi d’essere o stati di coscienza. Per esempio, l’inverno ci porta naturalmente verso l’introspezione, mentre l’estate ci offre un’energia più centrifuga, radiante verso l’esterno. Come esseri viventi facciamo parte di cicli cosmici più grandi di noi, che influiscono su diversi aspetti, per esempio sui nostri stati d’animo. Conoscerli ci aiuta ad allinearci maggiormente con le potenzialità insite in ciascun periodo, come è ben noto alle culture tradizionali, che da sempre cadenzano l’anno solare con feste e rituali.
I solstizi in particolare sono stati celebrati per la potenza delle energie che convogliano. Sono considerati come porte. Il solstizio d’inverno è la Porta degli Dei, che facilita l’accesso verso l’Assoluto e gli stati sovraindividuali, mentre il Solstizio d’Estate è chiamato Porta degli Uomini ed è la porta della manifestazione individuale e dell’anima, dell’Essenza individuale.
La Porta degli Uomini
‘Secondo la tradizione orfica, il Solstizio d’Estate è la soglia attraverso cui l’anima fa il suo ingresso nel mondo della sua presente incarnazione. È la Grande Porta, attribuita agli uomini, che si apre alle forme della vita fisica e alle leggi della Terra. ‘Qui possiamo connetterci profondamente con le motivazioni che ci hanno portato sulla Terra, e imparare a distinguerle da tutti gli altri obiettivi che non appartengono alla nostra consapevolezza originaria.’ (Alfredo Cattabiani, Calendario, le feste, i miti, le leggende e i riti dell’anno. Arnoldo Mondadori Editore 2003)
E’ l’occasione per connetterci con la nostra scintilla interiore e ricordarci di portarla con noi.
In realtà questo simbolismo non è solo greco, ‘si tratta di una conoscenza tradizionale che concerne una realtà di ordine iniziatico e proprio in virtù del suo carattere tradizionale non ha e non può avere alcuna origine cronologicamente assegnabile. Essa si trova dappertutto, al di fuori di ogni influenza e in particolare nei testi vedici, che sono sicuramente di molto anteriori al pitagorismo. Si tratta di un insegnamento tradizionale che si è trasmesso in modo continuativo attraverso i secoli e poco importa la data, forse tardiva alla quale certi autori, che non hanno inventato nulla, l’hanno formulato per iscritto in modo più preciso.’ (René Guénon, Simboli della scienza sacra, Milano, 1978, Adelphi.)
Giano Bifronte, il custode delle soglie
Sempre René Guénon sostiene che le celebrazioni dei Solstizi siano collegate a Giano Bifronte, il custode delle soglie, che conduce da uno stato all’altro.
Guénon ci dice che la festa di Giano era celebrata a Roma nei due Solstizi dai collegia fabrorum, che sarebbero poi diventate per somiglianza fonetica le feste dei due Giovanni: Giovanni Battista il 24 giugno e Giovanni Evangelista, il 27 dicembre. Il Solstizio d’Inverno segna l’inizio della rinascita della Luce ed è associato all’energia ascendente, mentre quello d’Estate è la porta dell’energia discendente. I due Santi sono i custodi di questi passaggi.
Yin e Yang
Abbiamo quindi due aspetti opposti e complementari: un aspetto luminoso, associato al cielo, al giorno, alla luce, all’estate, al sole, al caldo, all’alto, all’energia, che possiamo chiamare anche Yang (mutuando un termine dalla filosofia Taoista che forse più di altre ha indagato questi aspetti). Abbiamo anche un aspetto oscuro, associato alla terra, alla notte, al buio, all’inverno, all’acqua, alla luna, al freddo, al basso, alla ricettività, alla materia, allo Yin.
La Porta del Solstizio d’Estate è il momento in cui il movimento ascendente cede il passo a quello discendente, in cui lo Yang si inizia a trasformare in Yin. Questo aspetto è sottolineato anche dal passaggio del Sole nel segno del Cancro, dominato dalla Luna.
Le Nozze Alchemiche, il matrimonio del Sole e della Luna
Nell’antichità le notti del solstizio ‘erano simboleggiate tradizionalmente dal matrimonio del Sole e della Luna: mezzogiorno del cosmo dove i due astri, uniti nelle nozze, spargono le loro energie nell’opulenza dei frutti tra il frinire delle solari cicale il canto lunare dei grilli. Questo giorno, la cui data varia secondo i calendari fra il 19 e il 25 giugno, era considerato un tempo sacro, ancora oggi celebrato dalla religiosità popolare con una festa che cade il 24 giugno, quando nel calendario liturgico della chiesa latina si ricorda la Natività di San Giovanni Battista’ (Alfredo Cattabiani, Calendario, le feste, i miti, le leggende e i riti dell’anno. Arnoldo Mondadori Editore 2003, p. 231).
In questo specifico Solstizio la Luna è presente nella sua qualità di Selene, la Lumiosa, andando a sommare la sua luce a quella del Sole. La luce che la Luna riflette è selettiva rispetto a quella che riceve dal Sole. La luce del giorno è più azzurrino-violetta, quella della Luna è più rossa e ci può supportare in questo passaggio discendente verso l’incarnazione. La luce rossa lavora più in profondità, penetra nella terra ed ha infatti un’influsso particolare sulle radici.
Iperico, la pianta di San Giovanni
Pianta simbolo del Solstizio, ha un fiore giallo, che raccoglie in sé tutta la luce del solstizio. E’ utlizzata in ambito medico per la cura della depressione ed anche nella tradizione è chiamata scaccia-diavoli.
E’ la pianta collegata a Prometeo, etimologicamente ‘colui che pensa prima’ e dunque che prevede. Prometeo secondo il mito rubò il fuoco agli Dei per donarlo agli uomini. Il fuoco simboleggia la luce, che dà la capacità di vedere nel buio, ma che se usata esclusivamente attraverso la mente razionale, ci porta a vivere in preda alle pre-occupazioni. Quando la mente razionale si unisce al cuore, abbiamo la consapevolezza, che ci porta realmente alla chiara visione. Questo è parte del cammino degli uomini. Come castigo per la sua azione ogni notte un’aquila mangiava il fegato di prometeo ed ogni giorno il fegato si ricreava. Il mito racconta che dalle gocce di sangue di Prometeo sia nato l’iperico che omeopaticamente va a curare i sintomi dell’eccesso di preoccupazione, portando la sua luce agli uomini.
Il nome iperico deriva dal greco (hupér, “sopra”) ed (eikṓn – “immagine, icona”) in quanto era comune appenderla sopra le immagini sacre per allontanare gli spiriti maligni. Ma ha anche un significato più profondo: in quanto portatore di luce ci permette di vedere oltre le immagini e le storie create dalla mente discorsiva, riconnettendoci con la chiara visione della consapevolezza.